Spazi affollati si estendono a dismisura, come se il contesto naturale fosse diventato un’eccezione.
Come se il paesaggio urbano avesse assunto l’intenzione silenziosa di spegnere l’ecosistema naturale.
Eppure, questo paradigma forse oggi sta finendo. Oggi abbiamo la consapevolezza di poter abitare le nostre case e le nostre città restando liberi di sentire e di scegliere. Liberi di vivere il contesto urbano in cui l’ecosistema natura non è rimosso, ma reintrodotto in una forma selvaticamente più essenziale.
In questo processo, la progettazione paesaggistica non si limita ad essere soltanto una tecnica, ma bensì una pratica in continua evoluzione, che migliora e si accresce con costanza e perseveranza.
Progettiamo il verde non come contorno, ma come parte viva dell’esperienza umana, anche dentro le nostre case e le nostre città.
Creare un giardino non serve solo a creare bellezza. Creare un giardino serve a ricordarci che siamo parte di un sistema chiamato Natura, anche se di fatto viviamo tra cemento e vetrate.
La libertà di vivere con consapevolezza uno spazio è una dichiarazione di appartenenza. Una condivisione reale di noi stessi con i ritmi della Natura.
Vivere consapevolmente è coesistere in un equilibrio armonioso di riconoscimento reciproco con la Natura, e questo tipo di relazione, ci restituisce il diritto di sentirci parte di essa.
Così dovremmo esistere: come Retama monosperma che abita i margini, i parchi, i giardini. Profuma l’aria, chiama le api, accoglie la vita. Semplicemente esiste. E, nel farlo, insegna.
Essere liberi non significa andarsene altrove. Essere liberi significa imparare il rispetto per l’altro. E quando impariamo a rispettare ciò che ci circonda, inevitabilmente prima abbiamo imparato a rispettare noi stessi.
E se questa non è libertà, non so a cos’altro questo possa corrispondere.
